Come si entra real-mente in relazione con l’altro, dal momento che le singole individualità possono rivelarsi “ingombranti” ai fini relazionali?
Perchè non ci sono momenti dedicati all’approfondimento della possibilità disastrosa dello star insieme?
Ad antropologia, mi insegnano:
la sospensione del giudizio,
le tecniche empatiche,
il relativismo,
l’approccio critico...
=> ma è tutto così astratto e poco sponteneo!
A volte, però, tralasciano che: è importante evidenziare anche la dimensione più istintiva ed emozionale, nata nell’incontro con l’altro!
Vorrei conoscere più studiosi e accademici come Malinowski, uno dei più celebri antropologi del ‘900, che nel suo diario di campo in Papua Nuova Guinea scriveva:
«Pensai al mio atteggiamento attuale verso il lavoro etnografico e verso gli indigeni. Alla mia antipatia per loro, alla mia nostalgia per la civiltà»
- tratto da Giornale di un antropologo, Bronislaw Malinowski, Armando Editore, 1992, p. 106.
Anche se il diario di Malinowski è stato pubblicato postumo: le sue annotazioni - patrimonio dell’Unesco - aprono riflessioni e spunti inediti...