“Un film è la vita a cui sono stati tagliate le parti noiose.” Alfred Hitchcock
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The Coffee Table (Caye Casas, 2022)
Il film inizia con una coppia (Maria e Jesus), che con il loro neonato Cayetan si trova in un negozio di mobili per acquistare un tavolino. Il venditore cerca di vendere loro un tavolino da caffè a suo dire speciale, ma abbastanza costoso. Maria non è convinta, al contrario del marito che sembra impuntarsi e che difatti concluderà l'affare. Tornati a casa, Maria decide di andare a fare la spesa visto che avrebbero avuto ospiti a cena, così lascia il piccolo Cayetan a casa col padre che è alle prese col montaggio del nuovo tavolino. Da quel momento le cose prenderanno una piega tragica.
Ho recuperato recentemente questo film spagnolo del regista Caye Casas, nome a me sconosciuto ma che sembra saperci fare, tanto da convincermi a recuperare altri suoi lavori. 'The Coffee Table' è un film che va visto senza star lì a cercare troppe informazioni su cosa si sta andando a guardare. Il film inizia con un tono abbastanza ironico e leggero per poi mollarti una pesantissima mazzata che personalmente mi ha lasciata inebetita. Un'ansia perenne mi ha accompagnata durante la visione arrivando ad un epilogo nerissimo e devastante. Un film che mi ha convinta abbastanza nonostante la sua semplicità e che a mio parere non ha nulla da invidiare agli horror mainstream zeppi di effetti ma senza sostanza. Straconsigliato e imperdibile per chi ama gli horror psicologici.
Bob Thompson è un giovane per bene, con una famiglia e una vita abbastanza tranquilla. Senza un apparente motivo uccide la moglie e la madre dopodiché esce e dirigendosi verso una fabbrica e posizionandosi sopra un silos inizia a sparare con un fucile di precisione ai passanti. Passandola liscia decide di recarsi in un drive in per continuare a mietere morte. In quel momento stanno proiettando un film con Byron Orlok, divo ormai anziano del cinema horror interpretato dal grande Boris Karloff. Sarà proprio quest'ultimo, presente alla proiezione a vedersela col killer.
"Bersagli" è il film di esordio di Peter Bogdanovich, prodotto da Roger Corman e con un Boris Karloff che qui sembra interpretare se stesso. Un divo del cinema horror che ritiene di essere un personaggio ormai tramontato sostenendo che la realtà è ben più orrorifica della finzione. E lo fa sfogliando dei quotidiani dove gli omicidi sono praticamente all'ordine del giorno. E difatti mentre Karloff/Orlok fa queste riflessioni, un qualsiasi uomo uccide senza pietà delle persone a caso. Un film attualissimo che dimostra quanto i veri mostri non siano su uno schermo ma fanno parte della nostra società. Una palese critica anche alla società americana e all'uso smodato di armi da fuoco. Una pellicola con un buon ritmo e una parte finale davvero notevole che consiglio senza dubbio.
Morgan Freeman in "Million dollar baby" (2004)
Carnage (Roman Polanski, 2011)
Due ragazzini litigano al parco ed uno di questi colpisce l'altro al volto con un bastone. I genitori, due coppie di Brooklyn, decidono di incontrarsi per discutere del fatto e risolvere la cosa da persone civili, ma la situazione andrà a degenerare facendo venir fuori le frustrazioni e le nevrosi di entrambe le coppie. Roman Polanski gira questa sagace commedia dove critica in maniera tagliente la società borghese e le sue ipocrisie.
Una storia vera (David Lynch, 1999)
Tratto da una storia vera, il film racconta di Alvin, un contadino di 73 anni che decide di intraprendere un viaggio di 500 km a bordo del suo tosaerba per andare dal fratello che ha avuto un infarto. Tra i film di Lynch più atipici ma non per questo meno valido. Un road movie delicato, poetico e malinconico che consiglio di recuperare.
"Krysar" (Jiří Barta, 1986)
Ricordate la leggenda del Pifferaio Magico, nota anche come Pifferaio di Hamelin?
Grazie al suo strumento musicale questo personaggio riuscì a liberare Hamelin da un' invasione di ratti, ma quando non ricevette il compenso promesso si vendicò attirando con il suono del suo piffero tutti i bambini della città rinchiudendoli in una caverna.
Nel 1986 Jiri Barta, un regista ceco crea una rivisitazione della leggenda dal titolo "Krysar", un mediometraggio di 52 minuti. La sua versione si distacca per certi versi dalla leggenda originale ma risulta comunque abbastanza riuscita e convincente. Egli utilizza la tecnica dello stop- motion in maniera magistrale (viene alla mente Svankmajer, altro regista e animatore ceco creatore di opere in stop-motion davvero notevoli) rievocando tra l'altro il cinema espressionista tedesco. Le ambientazioni gotiche e le musiche oscure poi, non fanno altro che rendere quest'opera ancora più affascinante. Un gioiellino ipnotico e davvero particolare che consiglio caldamente.
Spider Baby (Jack Hill, 1967)
Reality (Matteo Garrone, 2012)
Luciano gestisce una pescheria in un quartiere di Napoli. Spinto dai figli decide di partecipare a un provino per entrare al Grande Fratello, inizialmente prende la cosa con leggerezza ma pian piano finirà per diventarne ossessionato, sperando e autoconvincendosi che verrà preso come concorrente e che la sua vita presto cambierà diventando ricco e famoso.
Matteo Garrone con "REALITY" mostra quanto possa essere alienante e devastante psicologicamente non accettare la realtà per inseguire un sogno illusorio.
Misery (Rob Reiner, 1990)
Uno tra i migliori film sulle ossessioni? Sicuramente "Misery" di Rob Reiner, tratto dal romanzo di Stephen King, con una fantastica Kathy Bates nei panni della psicopatica Annie Wilkes. Un thriller cult claustrofobico e morboso che ho visto e rivisto non so quante volte.
Bellissima (Luchino Visconti, 1951)
Tra i capolavori di Luchino Visconti, con una strepitosa Anna Magnani nel ruolo di una madre che desidera a tutti i costi che la piccola figlia diventi famosa. Un film ancora oggi attualissimo che critica il mondo dello spettacolo e le illusioni che esso stesso crea.
Un giornata particolare (Ettore Scola, 1977)
The Hateful Eight (Quentin Tarantino, 2015)
'𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐭𝐡𝐞𝐫𝐞'𝐬 𝐧𝐨 𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐫𝐨𝐨𝐦 𝐢𝐧 𝐡𝐞𝐥𝐥, 𝐭𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐚𝐝 𝐰𝐢𝐥𝐥 𝐰𝐚𝐥𝐤 𝐭𝐡𝐞 𝐞𝐚𝐫𝐭𝐡'
𝐃𝐚𝐰𝐧 𝐨𝐟 𝐭𝐡𝐞 𝐃𝐞𝐚𝐝 (𝐆𝐞𝐨𝐫𝐠𝐞 𝐀. 𝐑𝐨𝐦𝐞𝐫𝐨, 𝟏𝟗𝟕𝟖)
Mentre il mondo si avvicina ad un' inspiegabile apocalisse zombie, quattro persone (due militari e una coppia di giornalisti), si barricano in un centro commerciale di periferia abbandonato che diventerà il loro rifugio ma allo stesso tempo la loro prigione. Tra i più grandi sequel e uno dei migliori film horror di sempre.Il secondo della trilogia romeriana dei morti viventi.
Con alcune scene veramente crude (eviscerazioni umane e teste che esplodono) Dawn of the Dead potrebbe essere definito uno dei film americani più cruenti di tutti i tempi. Accolto con recensioni entusiastiche dalla critica, fu immediatamente riconosciuto non solo come un classico del genere ma anche come una delle più acute satire sociali del decennio (il centro commerciale location perfetta, simbolo del consumismo e del capitalismo imperante). Notevole la partecipazione di Dario Argento per quanto riguarda la sceneggiatura e la colonna sonora (Goblin) ed effetti speciali curati da Tom Savini che appare nel film, seppur marginalmente.Un cult assoluto, da vedere e rivedere!
À Meia-Noite Levarei Sua Alma (José Mojica Marins, 1964)
Anouska Hempel in "Scars of Dracula" (1970)
Isabelle Adjani, Klaus Kinski
"Nosferatu: Phantom der Nacht" (1979) Werner Herzog
"Sleepaway Camp" (1983) di Robert Hiltzik
Angela Baker dopo aver perso la sua famiglia in un tragico incidente sul lago, va a vivere con la zia Martha e il cuginetto Ricky. 8 anni dopo l'incidente i due cugini vanno a trascorrere le vacanze estive a Camp Arawak. Qui Angela, dal carattere chiuso e introverso verrà spesso bullizzata dagli altri ragazzini presenti al campo, mentre si susseguiranno una serie di delitti irrisolti.
Cult anni '80 che si ispira al capostipite "Venerdì 13", ma con un budget molto più scarso. Questo slasher purtroppo inedito in Italia meriterebbe più notorietà. Non si discosta molto da pellicole dello stesso genere ma quello che rende Sleepaway camp inquietante e morboso è sicuramente la caratterizzazione di Angela Baker, la sua apatia, i suoi sguardi freddi e distaccati verso quei bulli che non fanno altro che deriderla e trattarla male. I delitti in fondo non sono poi così efferati rispetto ad altri slasher, nonostante siano comunque di grande impatto, ma quello che più conta è sapere cosa nasconde la protagonista, e ci verrà rivelato in uno tra i finali più scioccanti e inaspettati mai visti in un horror. Ancora oggi devo ammettere che l'ultima sequenza del film mi mette i brividi. In seguito vennero anche realizzati dei sequel: Sleepaway Camp II nel 1988 e Sleepaway Camp III nel 1989, entrambi girati da Michael A. Simpson. Solo nel 2003 Richard Hiltzik, il regista dell' originale girerà Return to Sleepaway Camp, dove dopo tanti anni ritroveremo l'attrice del primo film: Felissa Rose.